Un capitolo fondamentale dell'immenso catalogo bachiano come le “Variazioni Goldberg”, divenuto oggetto di una recente trascrizione per trio d'archi chearriva per la prima volta in Italia nell'ambito del Mittelfest 2017, prende vita grazie a tre eccezionali componenti de l'Ensamble Raro Bucarest.
Non si contano gli esperimenti di trascrizione de L'arte della fuga, summa della didattica contrappuntistica e delle sue regole razionali, e tra i vertici della creatività bachiana. Per alcuni si tratta di una composizione “astratta”, cioè da leggere con la mente: non a caso, Bach omise una destinazione per questo o quel strumento. Nel tempo, ciò ha determinato i più vari esperimenti esecutivi: sull'organo, sul cembalo, sul piano. E' ora in voga il criterio delle esecuzioni storicamente informate, adottando differenti combinazioni strumentali; e si può ricorrere persino a medium elettronici, con i risultati più diversi. Ad ognuno secondo il suo piacere.
Musica nata per un aristocratico relax
Diverso il caso delle Variazioni Goldberg, composte per il conte von Keyserlingk il quale, per alleviare le sue notti insonni aveva assoldato un talentuoso allievo di Bach, Johann C. Goldberg, affinché lo confortasse con la musica. Il titolo originale è Aria con diverse variazioni per clavicembalo a due manuali, e quindi la destinazione non desta dubbi. Certo, si può eseguirle al piano: vedi i vertici di assoluta genialità raggiunti da Glenn Gould. Ma la tentazione resta dietro l'angolo, così che il violinista e direttore russo Dmitry Sitkovetskij ne ha approntato di recente una personale versione per trio d'archi. Quella presentata ora in prima italiana a Cividale, tra le mura silenziose dell'antica Chiesa di San Francesco.
Una scoperta meravigliosa
All'ascolto, il risultato è di questo esperimento è decisamente entusiasmante. Non solo perché offerto da strumentisti eccellenti – Erik Schumann al violino, Razvan Popovici alla viola, Justus Grimm al cello, punte dell'Ensamble Raro Bucarest – ma perché lo spirito bachiano vi aleggia intatto, tutte le linee melodiche risultano ben evidenziate, e colori ed espressioni trovano spazio in una composta ma nobile moltiplicazione di effetti. Ed i tre strumenti adottati sono trattati tutti alla pari, in maniera spesso virtuosistica anche nell'arco più grave: non più con mero compito di basso continuo, bensì anche lui immerso in un brillante umore concertistico. Squisita la Variazione 18, con i suoi teneri effetti di pizzicato; la 24, che lascia felicemente trasparire l'originale trama delle tastiere; la 28 e la 29, nelle quali gli archi ben rievocano l'esteriore concertismo dei Brandemburghesi, con strepitosi interventi del violoncello. Per inciso, tutto di fronte ad un pubblico di 200-300 persone, ben felici di ascoltare Bach a tardo pomeriggio.